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Affrontare questo viaggio nel tempo è possibile grazie alle antichissime origini del sottosuolo di Napoli che possono essere collocate in epoca preistorica.
Questo particolare substrato ha dunque attraversato diversi periodi storici, come quello che ebbe inizio nel III secol o a.C., dove i Greci aprirono le prime cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo necessari per costruire le mura e i templi della loro Neapolis.
Oppure quello in epoca romana , dove iniziò lo sviluppo imponente del reticolo dei sotterranei: i romani in epoca augustea dotarono la città di gallerie viarie e soprattutto di una rete di acquedotti complessa, alimentata da condo tti sotterranei provenienti dalle sorgenti del Serino, a 70 km di distanza dal centro di Napoli.
Altri rami dell’acquedotto di età augustea arrivarono fino a Miseno, per alimentare la Piscina mirabilis, che fu la riserva d’acqua della flotta romana.
Larghi quel poco che permetteva il passaggio di un uomo, i cunicoli dell’acquedotto si diramavano in tutte le direzioni, con lo scopo di alimentare fontane ed abitazioni situate in diverse aree della città superiore.
A tratti, sulle pareti, si notano ancora tracce dell’intonaco idraulico, utilizzato dagli ingegneri dell’antichità per impermeabilizzare le gallerie.
Nel XVI secolo il vecchio acquedotto e le moltissime cisterne pluviali non riuscivano più a soddisfare il bisogno d’acqua della città che si era estesa a macchia d’olio e fu così che il facoltoso nobile napoletano Cesare Carmignano costruì un nuovo acquedotto.
Fu solo agli inizi del XX secolo che si smise di scavare nel sottosuolo per l’approvvigionamento idrico e si abbandonò una rete di cunicoli e ci sterne diffusa per tutta la città di oltre 2.000.000 metri quadrati.
I sotterranei furono quindi utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale come rifugi antiaerei per proteggersi dai disastrosi bombardamenti che colpirono la città: le cavità furono illuminate e sistemate per accogliere decine e decine di persone che al suono della sirena si affrettavano a scendere in profondità lungo le ripide scale.
Resti di arredi, graffiti e vari oggetti in ottimo stato di conservazione testimoni ano ancora oggi la grande paura dei bombardamenti e i numerosi periodi della giornata vissuti nei rifugi, facendo riemergere uno spaccato di vita importante e a l tempo stesso tragico della storia cittadina.