Napoli, nota universalmente come “la città del sole e del mare”, è avvolta anche da un fitto velo di mistero, grazie a una ricca tradizione di leggende e superstizioni che si sono tramandate attraverso i secoli.
Una delle più toccanti è sicuramente quella della “sposa di Capodimonte”, una figura spettrale che appare regolarmente sulle scale della Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio, anche detta “La Piccola San Pietro”. Non si conosce il suo nome, né quanti anni avesse quando scomparve per sempre. Per i napoletani è semplicemente «’a sposa ‘e Capodimonte» una giovane donna, la cui vita fu spezzata dalla tubercolosi, una malattia infettiva molto diffusa tra i ceti più poveri a causa delle pessime condizioni igienico-sanitarie, proprio alla vigilia del suo matrimonio. All’indomani della sua morte, i drappi e gli addobbi bianchi che abbellivano la chiesa cedettero il posto a quelli neri in segno di lutto, e il parroco invece di celebrare il lieto evento, commemorò il funerale della giovane sposa. La stessa maestosa chiesa che l’avrebbe dovuta unire in matrimonio si era trasformata nella sua tomba eterna.
Secondo il racconto, il suo spirito malinconico appare nelle serate primaverili, avvolto in un velo bianco, in attesa eterna di un promesso sposo che mai giungerà. La credenza vuole che la sposa si faccia vedere soltanto dalle ragazze nubili.
Quest’antica storia si intreccia con un’altra leggenda che ha per scenario la stessa basilica, un luogo che sembra essere un crocevia di eventi miracolosi e apparizioni. Durante il devastante terremoto del 1980, un busto di marmo della Madonna, posto orgogliosamente in cima alla facciata della chiesa, si staccò bruscamente e cadde. Incredibilmente, la statua rimase intatta, atterrando sui propri piedi, un evento che non mancò di stupire e rallegrare i cittadini. Nonostante la statua si fosse divisa in due – il busto della Vergine con il Bambino separato dalla testa della Madonna – la mancanza di danni a persone o strutture fu immediatamente interpretata come un segno divino. Oggi, una lastra di pietra all’ingresso della Basilica commemora questo straordinario episodio, simbolo della resilienza e della protezione celeste sulla comunità.